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Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento. 

Saggio chi ascolta

intervista a Rosa Tiziana Bruno

«Senti tu quello che sento io?» nella natura

laboratorio a cura di Giulia Mirandola

Lèggere natura

bibliografia a cura di Libreria il Viale

e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!

Nelle sue Metamorfosi il poeta latino Ovidio racconta la triste vicenda di Eco, bellissima ninfa perdutamente innamorata del vanitoso Narciso. Sempre più consapevole che il suo resterà un amore non corrisposto, Eco si dispera al punto da consumarsi nei singhiozzi, riducendo la sua essenza all’incorporeità di una voce imperitura destinata a raccontare il suo dolore.

Con questa storia i nostri antenati traducevano in poetica comprensione l’oscuro fenomeno delle parole che, lanciate in ampi spazi aperti, insistevano nel farsi sentire ancora e ancora, fino a perdersi in lontananza, come accade a chi fugge e man mano scompare dallo sguardo che lo insegue.

Noi oggi siamo perfettamente in grado di spiegare perché, in determinate condizioni, l’ambiente che ci circonda sembri catturare la nostra voce e usarla per risponderci. Sappiamo che, incappando in un ostacolo, le parole e le sillabe che abbiamo pronunciato ritorneranno indietro e si riproporranno fino a perdersi nel tempo. Eppure, tutta questa conoscenza non ci impedisce, almeno per un momento, di avere la sensazione che ci sia qualcuno o qualcosa pronto a rispondere alla voce che consegniamo alla vastità della natura.

Si tratti di una ninfa sfortunata o di un fenomeno fisico ben noto, “eco” è il nome che diamo allo spazio circostante quando risuona e ripete le battute che abbiamo declamato. È la natura che, registrando e riflettendo la nostra presenza, vuole attirare la nostra attenzione e ci prega di protendere l’orecchio per sentire tutto quello che ha da dire, con o senza le nostre parole. 

Qualche volta Eco si confonde con un’altra storia e un altro nome, che un tempo era diverso e oggi, casualmente, le è del tutto coincidente. Così, quando non è un riverbero di voce che attraversa spazi sconfinati, eco è una casa silenziosa, un ambiente che, nella più totale discrezione, offre ospitalità a tutti i suoi abitanti. Eco, in questo caso, è un timido prefisso e capita che non riesca ad attirare l’attenzione come il fenomeno sonoro cui è dedicato il mito. Solo di recente abbiamo imparato a riconoscerne il grido, talvolta disperato come quello della ninfa della storia. Abbiamo cominciato a interessarci alla sua vita, al suo sviluppo e alle sue leggi, diventando ogni giorno più attenti alle relazioni che intrattiene con noi e con altri esseri viventi. Forse, ci stiamo finalmente abituando ad ascoltarlo e a dare ai nostri pensieri una forma nuova, insolita, generosa e coraggiosa, che si chiama ecologia.

Saggio chi ascolta

intervista a Rosa Tiziana Bruno

L’ecologia non è una questione che riguarda solo la scienza. Il tentativo di costruire un mondo sostenibile deve essere supportato da motivi ben radicati e fortemente sentiti. Per questo è necessario puntare su un’educazione che valorizzi l’ascolto e renda consapevoli della relazione che ci lega all’immensa e misteriosa realtà.

Laboratorio

«Senti tu quello che sento io?»
nella natura

a cura di Giulia Mirandola

Giulia Mirandola propone per FarFarFare una versione speciale del suo laboratorio «Senti tu quello che sento io?» nato in occasione del Festival Sette Giorni per Paesaggi e ci invita a metterci in ascolto: della natura e della nostra voce che si impegna a raccontarla.

Lèggere natura

bibliografia cura di Libreria il Viale

La natura è in ciò che ci circonda e dentro di noi. È in ciò che osserviamo, ma anche nei nostri gesti e nei nostri desideri. La natura, perciò, è anche nei libri e nella nostra voglia di leggerli: nell’entusiasmo di scoprirne la storia e di conoscersi ancora di più.

–Ormai siamo più che consapevoli che la plastica prodotta negli ultimi anni rischia di essere un enorme problema per il nostro pianeta, per la natura e per noi stessi. Che fare? Entrare nel panico non serve: è necessario rimboccarsi le maniche e impegnarsi a immaginare soluzioni, trasformando il disastro in qualcosa che sia il suo contrario. È così che nasce la Foresta del Futuro, ricca, colorata e accogliente, concepita dalla mente di un artista e capace di coinvolgere chiunque, grandi e piccini. Perché non seguirne l’esempio?

–Vi siete mai presi cura di un piccolo seme? Alla vista è così piccolo e fragile che sembra aver bisogno del nostro aiuto per crescere e diventare forte. In realtà, caduto nella terra, saprebbe cavarsela alla grande anche senza di noi. Siamo noi che abbiamo da imparare nel prendercene cura: ci ricorderemmo che sul pianeta esistono moltissime altre specie e che a esse ci unisce un legame forte, che dovrebbe essere d’affetto. Questo esperimento proposto dal Museo di Storia Naturale di Londra suggerisce un modo divertente per dare casa a tanti piccoli semi e, così, imparare a prendersi cura di loro anche per il nostro bene. 

–Spesso pensiamo di essere troppo piccoli e insignificanti perché le nostre azioni virtuose possano avere un impatto positivo sul benessere della natura. Questa convinzione a volte ci scoraggia e, nel peggiore dei casi, ci porta a rinunciare ad assumere comportamenti che, invece, potrebbero fare la differenza. Chi saprebbe persuaderci del contrario? Le parole a volte non bastano e, per questo, c’è chi ha pensato a una App che, una volta registrati i gesti compiuti nel corso di una giornata, sappia dirci in che misura si è contribuito allo star bene del pianeta.