Neve
Non tutti conoscono la neve.
Il protagonista ossuto e spaventoso di un film di animazione di quasi trent’anni fa, per esempio, non sa assolutamente che cosa sia. Jack Skellington, re della Città di Halloween, abituato a tuoni, fulmini e oscuri cumulonembi che avvolgono il cielo come una densa e buia coperta, non sa che altrove esistono perturbazioni diverse, più dolci e più candide. Lo scoprirà quando la sua incontenibile curiosità lo risucchierà nella Città del Natale, lasciandolo precipitare in un vortice di bianchi e gelidi coriandoli e gettandolo sul manto soffice e spesso, che, indisturbato, ricopre quel luogo da cima a fondo. Jack Skellington impiegherà qualche istante a decifrare la natura del tappeto su cui è precipitato: per caso vi affonda una mano e vi lascia scivolare tutto il corpo, con decisione vi solca passi che intendono esplorare l’ignoto che lo circonda; lo studia e vi si traveste, ne assaggia la porzione che si ritrova tra le dita.
«Cos’è?», si domanda nel ritmo concitato di una canzone che accompagna la sua scoperta. Lo stupore del sovrano della paura cresce alla vista di ogni angolo e dettaglio del regno del Natale, di cui la neve è inevitabile e poetica cornice: incredibile, come tutto il mondo che contiene, brilla alla luce dei colori e diventa sfondo che attira l’attenzione.
Sconosciuto, mai visto, il mantello bianco che riveste strade e case e che si nutre dei fiocchi che cadono dal cielo acquisisce agli occhi di Jack un’aria sempre più familiare, che, cantando, riesce a nominare, come se d’un tratto si fosse ricordato di averne letto o sentito raccontare tempo prima. La neve è quel bianco luminoso che si stacca dalle stelle e si posa su qualunque superficie, è un gioco freddo con cui ci si riscalda, un disegno perfetto che sparisce nel nulla o in un mare di panna candida e compatta.
Per alcuni la neve è un dato di fatto, una presenza costante o, comunque, un appuntamento certo. Per altri, invece, la neve è il contenuto di una storia: è l’inverno che si trasforma in favola e si ammanta di magia, e difficilmente, dopo averla toccata con mano una volta, se ne può fare a meno. Così, una volta tornato a casa, anche Jack Skellington fa di tutto per riprodurre l’atmosfera che ha vissuto: armato di pozioni, ingredienti e oggetti presi di nascosto, sperimenta e, con i materiali che conosce, prova a ricreare gli elementi che l’hanno tanto affascinato. Di che cosa è fatta la neve? A che cosa somiglia? Bianca, fragile, sa volare; raffinata, geometricamente impeccabile, si diverte a trasformarsi da poligono serio ed elegante a sfera pronta al lancio. Un po’ come la carta, quando, nel suo candore, si presta a cambiare nella pressione di una piega, nel coraggio di un ritaglio o in un pasticcio accartocciato. Jack ci prova: prende un foglio bianco e lo affronta con le mani e con le forbici, ma, al posto del fiocco che si aspettava, compare una spaventosa ragnatela. L’intuizione era sbagliata? Forse. Magari, invece, è neve vera che, fatta di carta, sa assumere le forme più incredibili.