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FarFarFare #1 nomadismo

Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento. 

In questo numero

Piccoli grandi viaggi

Intervista a Giuseppe Sofo

Viaggi sotto gli occhi

Laboratorio a cura di Daniela Berti

Un libro, un viaggio (o più)

Bibliografia a cura di RAUM Italic

e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!

Eccoci di ritorno. 

Dopo una breve pausa estiva, in cui abbiamo deciso di non assentarci del tutto, ma di accompagnare con discrezione il vostro agosto, siamo di nuovo qui con i nostri più tradizionali e densi appuntamenti. Come sempre, ci sarà ogni mese un nuovo argomento da esplorare, una parola diversa da scomporre e da cui lasciarsi ispirare.

Prima di oggi non ci siamo fatti sfuggire in alcun modo quale sarebbe stato il tema di settembre. Forse perché questo è un mese che sa di inizi che partono da zero, che dà all’estate il valore di un ricordo, nostalgico, felice e che è il momento di lasciarsi alle spalle per cominciare un altro anno che, anziché il corso del sole, segue il ritmo più umano della scuola.

La pagina che scriviamo oggi, perciò, voleva mantenersi bianca, come un vuoto tutto da riempire, e celata, come una sorpresa tutta da scoprire.

L’abbiamo detto nell’esordio di questa introduzione, però. Settembre non è solo un nuovo inizio, ma anche il momento del ritorno: è una chiamata alle nostre più consolidate abitudini, a una libertà che pare nuovamente ridimensionata e, se è capitato di viaggiare anche con il corpo, ai luoghi che siamo soliti abitare. A settembre si torna a casa, in tutti i sensi. 

In parte, è proprio questa ambivalenza che tiene insieme ritorno e novità, familiarità e sorpresa, casa ed elettrizzata insicurezza a suggerire il tema a cui ci dedicheremo e che, di primo acchito, non sembra riguardarci da vicino.

La maggior parte di noi non rinuncerebbe mai alla sua Itaca: fatto salvo per coraggiosi insofferenti, l’idea di avere un luogo di riferimento da cui potersi liberare, ma a cui fare ritorno, un punto fermo in cui annoiarsi, ma che ci tranquillizza è imprescindibile. Ecco perché possiamo essere viaggiatori avventurosi, insaziabili, intrepidi e curiosi, ma difficilmente saremo veri e propri nomadi. Questa condizione prevede continui spostamenti punteggiati qua e là da soste scalpitanti, in cui l’intenzione di ripartire soffoca la possibilità di stabilirsi e in cui, se è concesso affezionarsi e provare nostalgia verso luoghi significativi, sembra essere preclusa l’idea stessa del ritorno. C’è qualcuno di noi disposto a tanto?

Eppure, forse, a volte, sopravvalutiamo la nostra sedentarietà. Solo sul navigatore o nella sintesi di un nome di città possiamo riconoscere come un blocco indivisibile il luogo che ospita la nostra sosta più familiare: a ben guardare, in realtà, con quanti passi potremmo attraversare quel puntino? Quanti percorsi potremmo tracciarvi, fatti e da fare, per scoprirvi significati noti e inaspettati? E anche laddove assumessimo la posizione più immobile per eccellenza e ci rannicchiassimo sul divano nel soggiorno della nostra casa, non cominceremmo immediatamente a spostarci col pensiero verso un altrove suggerito o dipinto da noi?

Per quanto stabili, non sappiamo stare fermi. Siamo consapevoli che uno stesso luogo, fisico o mentale, non basta a offrirci tutto il necessario. Ecco perché, in fondo, siamo nomadi anche noi: nomadi che mettono radici assicurandosi che siano elastiche e distribuite in una fetta di terreno così ampia da non coprire mai un luogo solo. Nomadi che fanno ritorno, senza, al contempo, rinunciare a viaggiare. Nomadi che tornano a casa, domandandosi quali sorprese, questa volta, essa avrà in serbo per loro.

Piccoli grandi viaggi

intervista a Giuseppe Sofo

Ci sono tragitti così brevi e abituali che crediamo siano del tutto trascurabili. In verità, nascondono innumerevoli significati e portano con sé infinite emozioni. Basta regalare loro la nostra attenzione, come ci racconta Giuseppe Sofo, autore del libro “Atlante dei viaggi minimi”.

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Laboratorio

Viaggio sotto gli occhi

laboratorio a cura di Daniela Berti

Ispirandoci al libro “Atlante dei viaggi minimi” e su suggerimento della sua illustratrice, proviamo a pensare a quali sono – o quali potrebbero essere –
i piccoli tragitti che percorriamo ogni giorno e diamo loro forma
su una mappa speciale!

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Un libro, un viaggio (o più)

Bibliografia a cura di RAUM Italic

Per viaggiare si possono prendere diversi mezzi: auto, aerei, navi o treni. Possiamo salire su una bici o affidarci semplicemente ai nostri piedi. Possiamo, però, anche decidere di viaggiare senza muoverci di un metro. Basta leggere; basta un libro.

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Alcune cose curiose

  Viaggio e casa non sono contrari. È possibile spostarsi da un luogo all’altro della propria abitazione, lasciando a ciascuno il suo significato o trasformandolo nell’elemento più lontano, ma più simile, che si riesca a immaginare. Le quattro mura di una casa diventano contorni entro cui stare e passeggiare o limiti da valicare col pensiero.

Nei piccoli, come nei grandi viaggi ci sono momenti in cui affidiamo ai nostri passi le distanze da percorrere. Camminiamo, secondo quel gesto naturale che impariamo sin da piccoli e mettendo in pratica una forma d’arte di cui non sempre siamo consapevoli. Artisti del camminare esistono e Craig Mod ne è un esempio: con attenzione attraversa angoli di mondo sui suoi passi, che trasforma a loro volta in forme d’arte.

È sempre importante documentare un viaggio, anche quello più insignificante: chissà quante suggestioni sapranno dare quegli appunti quando, nel futuro, saranno nuovamente presi in mano! Certo, quale forma debba avere un diario di viaggio nessuno può stabilirlo definitivamente: scritta, fotografica o disegnata, l’importante è che sappia raccontare il luogo e gli occhi che l’hanno vissuto. Questo piccolo corto animato riesce a farlo.