Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.
Come funghi
intervista a Maurizio Montalti
Dialoghi pazienti
laboratorio a cura di Maurizio Montalti
L’arte di rialzarsi
quadrografia a cura di Lorenzo Balbi
Ri-Alzate la voce!
laboratorio a cura dei Ludosofici
podcast a cura di Alessandra Trevisan – Le Ortique
e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!
Un bambino che impara a camminare non ha paura di cadere.
Il passo è incerto, l’equilibrio precario: i piedini che avanzano l’uno dopo l’altro e le ginocchia che, tremando, si flettono annunciano l’imminente caduta come la conseguenza più naturale di quei gesti. Eppure, non c’è paura negli occhi di quel giovane umano che prende confidenza, via via sempre di più, con le sue capacità.
Poi, puntualmente, il bambino cade e, prontamente, si rialza. Se non lo fa, è solo perché è stanco e non ha più voglia di provare. Non c’è abbandono né rinuncia; tutt’al più, una pausa meritata e temporanea.
La memoria non consente di ricordare quale fosse il nostro stato d’animo quando eravamo noi a vivere quei momenti decisivi. Possiamo solo immaginarlo osservando le espressioni e interpretando le reazioni di chi muove i primi passi davanti ai nostri occhi. E ci è possibile intuirlo ripensando a un’esperienza che accomuna molti e in cui è chiara la determinazione e la voglia di rialzarsi e riprovare: non è forse così che ci si sente quando, per la prima volta privi di rotelle o altri sostegni, si monta in sella e si cerca l’equilibrio che tenga dritta e salda la nostra bicicletta?
Cadere, rialzarsi e ripartire: ci sono situazioni in cui sembra così facile. Altre volte, però, appare impossibile: basta inciampare, perdere il passo, restare spiazzati o rimanere delusi che la realtà si frantuma, si trasforma in macerie e noi siamo fermi, inerti, incapaci di reagire. «Ma noi – si pensa – sapevamo rimetterci in piedi, sapevamo ritornare in sella. Che cos’è successo? Perché ci siamo dimenticati come si fa?».
Rialzarsi è un gesto tanto naturale quanto impossibile, se non ci si allena a eseguirlo. Perché può rivelarsi necessario in situazioni che non avremmo neppure immaginato; perché richiede tenacia e l’obiettivo da perseguire non è sempre chiaro; perché impone pazienza e saper rallentare non è affatto scontato; e perché si affida a un sano spirito di collaborazione e a volte non ricordiamo nemmeno di non essere soli.
Ci sono angoli di mondo, ritenuti, a torto, lontani da noi, che saprebbero mostrarci come si fa a rialzarsi sempre, a qualunque condizione: vale la pena ascoltarli, entrare in relazione con essi, che, intrecciati sotto i nostri piedi, saranno la rete capace di tirarci su.
Come funghi
intervista a Maurizio Montalti
Maurizio Montalti, designer che da tempo esplora le potenzialità del mondo dei funghi, ci mostra come questi esseri viventi, largamente bistrattati, siano in realtà un modello cui guardare: nessuno sa rialzarsi, resistere, reagire e rigenerarsi come i funghi.
Dialoghi pazienti
a cura di Maurizio Montalti
Si può dialogare con la materia? Si può entrare in relazione con il mondo dei funghi, così da riuscire ad ascoltarli, rispettando il ritmo lento che li caratterizza e imparando, come loro, a rialzarsi con pazienza? Questo laboratorio è pensato apposta per scoprirlo.
L’arte di rialzarsi
quadrografia a cura di Lorenzo Balbi
Ri-alzarsi non è solo una parola, ma anche un gesto: un’azione da compiere. Come si fa? Che cosa significa? In questa selezione di opere quattro artisti contemporanei mostrano alcune possibilità.
Ri-Alzate la voce!
laboratorio a cura dei Ludosofici
podcast a cura di Alessandra Trevisan – Le Ortique
Le Ortique ridà voce alle artiste dimenticate o poco conosciute. Ha regalato a FarFarFare quattro racconti di quattro donne, che si potranno ascoltare e leggere numero dopo numero nel corso di questa newsletter dedicata al tema “Rialzarsi”. Perché, però, non seguirne l’esempio? Oggi Le Ortique ci presenta Milena Milani. E noi? C’è un’artista nascosta nelle nostre case o nei nostri ricordi a cui potremmo ridare la voce?
Avete mai mangiato un oggetto? Le monete di cioccolato non valgono, così come tutte le decorazioni di pasta da zucchero. Si può, in effetti, divorare un libro, ma solo perché in quel caso, a digerire, non è lo stomaco ma la nostra mente… Oppure no? Ebbene, i funghi hanno anche questo potere: rendere edibile un libro nel vero e proprio senso della parola. Non si è forse detto che sono in grado di trasformare in nutrimento la materia che riescono a digerire? E perché con un libro, fatto di pagine, parole e immagini, dovrebbe essere diverso?
Paul Stamets è il micologo intervistato nel podcast che è possibile ascoltare qui. Ancora una volta, siamo invitati ad avvicinarci alla natura, e in particolare al mondo dei funghi, per trarne ispirazione e abbandonando un punto di vista antropocentrico: provando ad assumere una prospettiva diversa, ci renderemmo conto di quanto sia poco efficace e conveniente l’individualismo che siamo soliti adottare in qualità di esseri umani. La natura, i funghi e la rete di connessioni, scambi e collaborazioni cui danno luogo, sono un mondo da scoprire, in cui immedesimarsi e in cui tornare per saper essere più generosi e capire perché valga la pena diventarlo.
Questo articolo della Domenica del Sole 24Ore risale al 2012: i riferimenti alle iniziative e alla possibilità di acquistare il poster della fotografia di cui si parla non sono più attuali, ma lo stesso non si può dire dell’importanza di soffermarsi sullo scatto in questione né dell’invito a esporlo esplicitamente rivolto a chi abita le aule scolastiche. Che cosa può suggerire un’immagine che ritrae tre uomini in cerca di libri tra le macerie di una delle biblioteche più importanti di Londra all’alba del suo bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale? Che cosa accade diventando familiari con la possibilità di ignorare la distruzione continuando a vivere proprio immaginando nuovi scenari come quelli che la lettura di un libro sa regalare?