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Rialzarsi

Un bambino che impara a camminare non ha paura di cadere. 

Il passo è incerto, l’equilibrio precario: i piedini che avanzano l’uno dopo l’altro e le ginocchia che, tremando, si flettono annunciano l’imminente caduta come la conseguenza più naturale di quei gesti. Eppure, non c’è paura negli occhi di quel giovane umano che prende confidenza, via via sempre di più, con le sue capacità.

Poi, puntualmente, il bambino cade e, prontamente, si rialza. Se non lo fa, è solo perché è stanco e non ha più voglia di provare. Non c’è abbandono né rinuncia; tutt’al più, una pausa meritata e temporanea.

Cadere, rialzarsi e ripartire: ci sono situazioni in cui sembra così facile. Altre volte, però, appare impossibile: basta inciampare, perdere il passo, restare spiazzati o rimanere delusi che la realtà si frantuma, si trasforma in macerie e noi siamo fermi, inerti, incapaci di reagire. «Ma noi – si pensa – sapevamo rimetterci in piedi, sapevamo ritornare in sella. Che cos’è successo? Perché ci siamo dimenticati come si fa?».

Rialzarsi è un gesto tanto naturale quanto impossibile, se non ci si allena a eseguirlo. Perché può rivelarsi necessario in situazioni che non avremmo neppure immaginato; perché richiede tenacia e l’obiettivo da perseguire non è sempre chiaro; perché impone pazienza e saper rallentare non è affatto scontato; e perché si affida a un sano spirito di collaborazione e a volte non ricordiamo nemmeno di non essere soli.

Ci sono angoli di mondo, ritenuti, a torto, lontani da noi, che saprebbero mostrarci come si fa a rialzarsi sempre, a qualunque condizione: vale la pena ascoltarli, entrare in relazione con essi, che, intrecciati sotto i nostri piedi, saranno la rete capace di tirarci su.

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