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Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.

Felici contaminazioni

Playlist a cura di Sergio Briziarelli

Ma”, fra, tra

Laboratorio a cura di Kaori Miyayama

“Tra” è una preposizione misteriosa. La sua presenza ci immerge nel fitto di elementi quasi impercettibili nella loro singolarità, come gli alberi che compongono un bosco o i granelli di sabbia che formano una spiaggia. Oppure, si staglia decisa tra due opposti che si scontrano su una linea di confine e che proprio su quel “tra” si alternano e sostituiscono lasciando in noi la traccia di un dubbio: che cosa accade in quel punto che, per quanto effimero, esiste? Com’è fatto? Ha un corpo, una sostanza?

Felici contaminazioni

Playlist a cura di Sergio Briziarelli

Una prima risposta è che quel “tra” corrisponde a una fusione. Nel mezzo di un incrocio, prende un po’ dell’uno e un po’ dell’altro e si costituisce come la mescolanza eclettica di ciò che è contrario o semplicemente diverso. Non è tutto qui, però, e, per capirlo, ci serve un esempio concreto: la musica farà al caso nostro.

Questo mondo, che ha un modo tutto suo di darsi corpo e consistenza, ci consegna una parola che, pur mutando forma nel suo significato attraverso il correre del tempo, ci racconta come il “tra” sappia essere spesso ed evidente.L’intermezzo musicale è, dai suoi albori, un componimento autonomo che ama inserirsi tra due esecuzioni da cui trae ispirazione o si distacca totalmente, col risultato di sconvolgere ed entusiasmare gli animi degli ascoltatori. quale prova migliore dell’esistere, dell’esserci, se non quella di riuscire a scatenare le più diverse emozioni? Nel 1752, a Parigi, La serva padrona di Pergolesi mandò il pubblico in visibilio a scapito dell’opera seria di cui, come da usanza, avrebbe dovuto essere l’intermezzo: era stato il trionfo di un “tra”, che, in quel caso, da buon buffone qual era, si era divertito a essere dirompente e rivoluzionario.

 

“Ma”, fra tra

Laboratorio a cura di Kaori Miyayama

Non sempre, però, ciò che si frappone ha una natura ribelle. A volte, gli intermezzi sono delle timide linee che connettono e che, lungi dal volersi colorare del contrario di ciò che interrompono, legano momenti e spazi incompatibili: che sapore, che immagine, che suono avrà il “tra” che unisce dentro e fuori, giorno e notte, terra e cielo?

Come dicevamo, l’intermezzo musicale ha viaggiato nella Storia e sembra che la sua conformazione più recente ci suggerisca una possibile risposta anche a questa domanda. Prendete un’opera come la Carmen di Bizet o la Manon Lescaut di Puccini: troverete, tra un atto e l’altro, brevi respiri musicali che sfumano l’episodio appena concluso e anticipano ciò che avverrà. Sono pensieri fatti a occhi chiusi che ci invitano a immaginare come il racconto potrebbe continuare. Perché, a volte, l’intermezzo è proprio questo: una sospensione rassicurante, una pausa densa e certa del fatto che ancora qualcosa succederà.