Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.
In ogni più piccola cosa sono nascoste possibilità di conoscenza, occasioni per farsi domande e per avviare ricerche. Proprio in ogni cosa, ma in alcune ancora di più.
Per scoprire quante cose possiamo imparare si può cominciare ad osservare una scorza, come quella di un’arancia: come è fatta Che consistenza ha Che colori Quante sfumature di uno stesso colore Che profumo E che sapore Ma anche… Che storia ha Quanta strada ha fatto Che cosa nasconde Che forme e numeri contiene A cosa somiglia
Mentre l’osservazione prosegue, le domande continuano ad arrivare, una dopo l’altra, all’infinito.
Accade con tutte le cose, ma con una scorza un po’ di più. Perché basta cercare qualche altra scorza… Magari di un albero o di un animale, o magari proprio di noi stessi, perché si aprano nuovi mondi.
Insomma, un elemento perfetto per avviare un’esplorazione… E per continuare ancora e ancora.
Monica Guerra, pedagogista, è professoressa associata di Pedagogia generale e sociale e docente presso il Dipartimento di Scienze umane per la formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano-Bicocca. Interessata al ruolo dell’educazione come veicolo di cambiamento, si occupa in particolare di modelli di innovazione scolastica e di contesti di apprendimento in e outdoor. È direttrice scientifica della rivista Bambini e presidentessa fondatrice dell’associazione culturale Bambini e Natura.
Quando ero bambina
Melania Longo
Grazie a un’osservazione approfondita ho scoperto che le superfici di tutte le cose che sono intorno a noi, naturali o artificiali, hanno una texture, cioè una loro specifica pelle o scorza…
Un libro, diversamente da un’arancia, solitamente non si sbuccia. Però si apre, si sfoglia, si gusta e se ne odora il profumo, e questo basta ad avvicinarlo e paragonarlo alla scorza tipica di un frutto.
E se fosse la scorza di una roccia a raccontarci la storia del nostro pianeta? È quello che si stanno chiedendo alcuni ricercatori di Cambridge. Perché non prendere spunto da loro e non provare a collezionare le pietre del giardino, osservarle con lenti di ingrandimento, classificarle e provare a immaginare perché sono fatte così?
L’artista giapponese ha dedicato la sua vita artistica alle superfici, forse nel tentativo di nascondere, forse nella speranza di rivelare. Le superfici sono ovunque, anche negli spazi che abitiamo di più, ma non tutte appaiono chiaramente ai nostri occhi: col passare del tempo, alcune superfici si perdono sotto altre, in una stratificazione senza fine. Tutto questo succede anche in classe: come cambiano le superfici di un’aula tra l’inizio e la fine dell’anno? Proviamo a fotografarle di mese in mese, così da ottenere un diario delle superfici, che sappia raccontare le persone che abitano l’aula.
Un luogo, un ricordo… Hanno una scorza? Certo. Sono gli odori e i profumi che li avvolgono. Qualche volta le mani non bastano, perché non c’è nulla da toccare; qualche volta c’è molto da annusare ed è in questi casi che, come ci suggerisce la neuroscienziata e artista , non dobbiamo sottovalutare il naso! Per allenarsi un po’, si può provare a fare una passeggiata lasciandosi guidare unicamente dai profumi e dagli odori: dove ci porteranno?