Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.
Lettere dal futuro
Articolo a cura di Emanuele Braga
Giorno bestiale
Laboratorio a cura di Alice Lombardelli
Lettere da leggere
Intervista ad Alice Lombardelli e Jonathan Pierini
e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!
Il corpo è una faccenda prettamente animale.
Nient’altro, non importa se creatura vivente o materia incapace di respirare e nutrirsi, pare esserne provvisto: la combinazione di carne e ossa non ama concedersi ad alcuna pianta, minerale, elemento naturale o artificiale presente sul nostro pianeta. Così affezionato ai suoi antichi proprietari, il corpo sembra non curarsi delle offese ricevute nel corso della sua più che millenaria esistenza: è stato definito una prigione, una carcassa, una contingenza secondaria, una scatola di per sé insignificante e un simbolo di imperfezione, ma ciò non è bastato a convincerlo a guardarsi altrove. Forte di ciò che solo lui avrebbe mai potuto offrire e certo che, prima o poi, gli sarebbe stata riconosciuta la giusta gratitudine, ha continuato a permettere di muoversi, di abitare uno spazio, di percepire la realtà attraverso le più diverse sensazioni solo agli animali, tanto a quelli ignari quanto al loro esemplare più colpevole.
Nessuno può obbligare il corpo ad andare dove non desidera. Tuttavia, a sua volta, il corpo non può impedire alle metafore di giocare con le sue caratteristiche e di prendere in prestito il suo nome e il suo significato.
È in questa forma più leggera, ma sempre memore della sua stazza, che il corpo farà visita alle parole. Soggiornerà nei luoghi in cui i vocaboli abbondano e si fanno portavoce di tesi e di argomenti: deciso ad affrontare il cuore del problema, sbeffeggerà inizio e conclusione e si fionderà al centro della pagina per dare forma e consistenza al corpo del testo. Si concentrerà poi sulle parole – una ad una – e oserà avvicinarsi ai loro frammenti più minuti: le lettere lo colpiranno in virtù della loro dimensione e finirà per preoccuparsi per la fragilità dei corpicini troppo esili, mentre, di fronte a quelli ben piazzati, si compiacerà dell’impegno profuso ad allenarsi.
Di fronte alle lettere e alla varietà con cui gli appaiono, il corpo ritrova la sua capacità di crescere e cambiare. Vede la stessa forma diventare grande o, al contrario, tornare piccolina in un moto di concreta nostalgia. Nota che, a seconda del contesto, la stessa lettera sa agghindarsi o mostrarsi acqua e sapone. Riconosce linee che si agitano in cerca di comodità, articolazioni che si stendono e si piegano nel tentativo di assumere la postura più efficace. Intravede braccia stiracchiarsi, gambe raggomitolarsi, schiene che si arcuano e colli che si allungano. Per il corpo osservare le lettere è come guardarsi allo specchio.
Eppure, se il riflesso non mentisse, sarebbe falsa l’idea che attribuisce solo agli animali un vero e proprio corpo: fuor di metafora e al di là di nomi presi in prestito, il corpo delle lettere non sarebbe utile soltanto a parlare della loro dimensione, ma sarebbe inchiostro e voce capaci di muoversi, abitare uno spazio e, in qualche modo, percepire la realtà di una pagina o un discorso.
Oppure, la questione è più semplice di quello che pensiamo e non è strano che le lettere abbiano un corpo: basta pensare che, come noi, sono animali.
Lettere dal futuro
Articolo a cura di Emanuele Braga
A volte l’alfabeto non ha bisogno di segni scritti, perché può nascere dal corpo: le lettere prendono forma attraverso la danza e il movimento, i significati si mostrano dalla testa ai piedi. È tutto frutto di improvvisazione? No: alla base del processo che dà vita a un alfabeto corporeo ci sono tradizioni e una sintassi pronte a raccontarsi.
Giorno bestiale
Laboratorio a cura di Alice Lombardelli
Ci sono tesori che assumono le sembianze di animali: si stagliano sui muri o entro le cornici, colorandosi delle tinte più accese o nascondendosi tra impercettibili dettagli. Quali storie, però, si nascondono dietro quelle raffigurazioni? Non resta che trovarle, ovunque si trovino, e provare a interpretarle alla luce di un antico e nuovo linguaggio.
Lettere animali
Intervista a Alice Lombardelli e Jonathan Pierini
Le lettere, come gli animali, nel corso del tempo cambiano e si evolvono. Gli animali, come le lettere, danno vita a straordinarie forme di linguaggio. Ecco perché un abbecedario è in qualche modo anche un bestiario, e viceversa: raccolte di elementi primordiali e fondamentali, dotati di moltissimi significati.
Nell’alfabeto di Erté le lettere rivendicano una personalità: un’esistenza al di là della parola, un’innocenza incapace di commettere errore e un simbolo dotato di un corpo – o di corpi – e di un significato autonomo e speciale.
Le lettere dell’alfabeto che usiamo quotidianamente sono disegnate da tratti decisamente non umani: il nostro corpo potrebbe a fatica ricalcare la curva necessaria a comporre una “S” e troverebbe troppo spigolosi gli angoli retti richiesti da una “T”. La fotografa Anastasia Mastrakouli, però, ha saputo mettere il corpo sotto la giusta luce tanto da riuscire a leggerlo.
Il linguaggio del corpo esiste, ma, quando se ne parla, si ha in mente l’inconsapevole riflesso dei nostri muscoli alle emozioni che proviamo e ai pensieri che ci frullano in mente. Che cosa accade, però, quando, in modo deliberato, facciamo del nostro corpo uno strumento linguistico? Che cosa riusciremmo a comunicare attraverso di esso? Scrittura vivente, opera dell’artista Tomaso Binga è una delle possibili risposte.