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Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento. 

Corpi d’aria

intervista a Virgilio Sieni e Delfina Stella

Opere d’aria

laboratorio a cura dei Ludosofici

Un’arte quasi inurbana

Podcast a cura di Danilo Faravelli letto da Costanza Faravelli

e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!

A volte l’aria ci rende invidiosi. 

Accade quando, all’improvviso, la sua presenza costante e solitamente discreta ci spiazza con gesti imprevisti che catturano la nostra attenzione. Sono occasioni che ci svegliano dal sonno in cui d’abitudine sprofondiamo: non solo ci rendono tutto d’un tratto consapevoli di un elemento che tendiamo a dare per scontato, ma ci esortano a interrogarne la natura, a scoprirne i segreti e a capirne l’essenza. Morsi dalla curiosità, proviamo a pensare l’aria come alla protagonista di una storia e andiamo alla ricerca di ogni tratto necessario affinché sia dipinta fedelmente e le sia cucito addosso un racconto che le calzi a pennello. A quel punto, però, con gli occhi fissi sul fitto elenco che abbiamo stilato, ci rendiamo conto che c’è una parola che, nel significare la caratteristica che denota, pulsa e pare quasi sfidarci: l’aria è indubitabilmente e profondamente libera. 

È una constatazione che spalanca un vortice, nel quale, sconvolti, precipitiamo. Subito cominciamo a studiare l’aria con sospetto, preoccupati di come e quanto potrebbe superare le nostre qualità.

Perché è evidente che l’aria sia più libera di noi. Il suo essere sfuggente, il non lasciarsi prendere e il modo in cui sbeffeggia, aggira e supera ostacoli e confini sono segnali cristallini: l’aria non si può chiudere in gabbia, perché è pura libertà. Non c’è vincolo che possa costringerla, né briglia che riesca a trattenerla. Si libra nello spazio senza doversi liberare: semplicemente fluttua, si insinua e si spande.

Se solo anche a noi fosse concesso di scrollarci di dosso tutte le etichette, i pregiudizi e le ingiustizie accumulate nel corso del tempo, che cosa potremmo fare? La sola idea di essere liberi come l’aria è sufficiente a farci venire le vertigini, poiché in quel caso non c’è scelta che non potremmo prendere in considerazione o percorso che dovremmo escludere a priori.

Già, ma l’aria che cosa fa del suo essere priva di condizionamenti? A ben pensarci, quella che sembrava una libertà assoluta forse lo è solo parzialmente: non conoscere impedimento o costrizione di per sé non basta a essere liberi di scegliere. Nel suo vagare, infatti, l’aria non decide quali suoni o profumi amplificare, né a chi destinarli; se, soffiando, arriccia il mare o scopre e copre il cielo muovendo le nubi, ci dà l’illusione di mostrarsi, ma non è lei che ha deciso di rendersi visibile.

Ecco, come spesso accade, la nostra vanità ci aveva fatto preoccupare per nulla. L’aria, libera, non fa altro che assecondare il caso. Noi umani, altrettanto e diversamente liberi, osserviamo, immaginiamo e diamo forma e corpo a scelte e a interpretazioni. 

Corpi d’aria

intervista a Virgilio Sieni e Delfina Stella

È possibile far vedere l’aria? Nel 1969 Bruno Munari ci provò, realizzando un progetto dal titolo inequivocabile in cui il movimento di tanti piccoli pezzettini di carta riuscì a mostrare l’elemento invisibile per eccellenza. E noi? La danza non è forse capace di far vedere l’aria?

Laboratorio

Opere d’aria

laboratorio dei Ludosofici

Nel corso dei campi estivi svolti presso la Triennale di Milano in questa prima parte dell’estate abbiamo coinvolto i bambini nell’esplorazione dell’aria e, insieme a loro, abbiamo sfidato l’elemento invisibile per eccellenza a venire allo scoperto e a mostrare le sue infinite facce!

Un’arte quasi inurbana

Podcast a cura di Danilo Faravelli – letto da Costanza Faravelli 

Qual è il rapporto tra l’aria e la musica? Aria è una parola di casa tra le righe di un pentagramma. Allo stesso tempo, grazie a essa, la musica si propaga e si rende udibile. Si conclude l’esplorazione – da leggere e da ascoltare – che ondeggia tra aria e musica… ma attende di essere proseguita da voi!

  Non è detto che l’aria abbia voglia di farsi vedere per essere rappresentata su un foglio di carta. A volte, preferisce essere la tela, così da permettere di immortalare realtà conosciute, ma, comunque, mai viste: che cosa può raccontarci del nostro mondo, per esempio, la fotografia aerea, che afferra il suo oggetto su e attraverso una distesa d’aria?

La danza ci rende simili all’aria: scinde i nostri gesti dalle necessità quotidiane e li organizza in coreografie o li libera del tutto, senza rinunciare alla bellezza e al desiderio di meravigliare. Del resto, chi non rimarrebbe a bocca aperta se un uomo, danzando, iniziasse a volare?

L’aria non può essere imprigionata: anche quando respiriamo, è poco il tempo in cui si lascia possedere. C’è qualcosa, però, che la vincola: la sua composizione, le particelle che entrano a far parte di lei non sono quasi mai desiderate. Per  quanto incondizionata, l’aria non si può liberare da sola di questi sottoelementi: c’è per forza bisogno di noi.