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Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento. 

in questo numero

Parte della natura

intervista al filosofo Telmo Pievani

Tira un dado e ti dirò chi sono

laboratorio a cura di Start

Natura a teatro

teatrografia a cura di Umberto Angelini
curatore artistico del Triennale Teatro dell’Arte

e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!

Se avete mai partecipato a una recita scolastica, o comunque amatoriale, ricorderete l’eccitazione e lo sgomento che accompagnano il momento dell’assegnazione delle parti. Chi non vede l’ora di calcare il palcoscenico strizza gli occhi e stringe i pugni mentre prega di sentire il suo nome associato al ruolo del protagonista. I più timidi, al contempo, se da un lato preferirebbero non essere chiamati affatto, dall’altro vorrebbero trovarsi costretti a interpretare un personaggio grazie al quale, finalmente, sapranno vincere la paura e l’imbarazzo. In fin dei conti, il mostrarsi al pubblico è di per sé un gesto plateale e se non è fatto di tantissime battute, di azioni decisive ed emozioni trascinanti tanto vale rimanere ben nascosti dietro le quinte.

Non sempre, però, si è accontentati dalla sorte. Accade così che quell’attesa trepidante in cui sognavamo di muoverci sul palco facendo sfoggio di una memoria sapientemente allenata sia interrotta bruscamente da un annuncio deludente: il nostro ruolo sarà l’Albero, ovvero uno di quei tristi elementi naturali muti e immobili, che fanno da contorno a una storia che procede senza che per loro cambi nulla. Non saremo che uno sfondo, che non fa e non dice niente. 

Ci sentiamo mortificati. Che soddisfazione c’è nell’interpretare un albero? Non si può parlare, saltare, ridere né piangere. Non si può interagire. In realtà, è come non partecipare. 

Guardiamoci intorno, però: gli alberi sono davvero così passivi e inerti? Non riconosciamo in essi almeno un poco della nostra vitalità? Non sanno stupirci improvvisando la caduta di una foglia, l’esibizione di un colore, il tremore della chioma? Non sanno trasformarsi lungo la linea e attraverso la ciclicità del tempo? Non si intrecciano forse con il susseguirsi degli eventi cui non solo assistono, ma che contribuiscono a forgiare? 

Un bravo attore si immedesima sempre nella parte che deve interpretare, qualunque essa sia. E, una volta compresi, gli alberi si dimostrano un ruolo interessante. Raccontano una storia, ne esprimono un dettaglio, un elemento e una possibilità. Come noi, come ogni persona o personaggio, danno un volto alla natura, che è a sua volta una sceneggiatura aperta, teatro di abitudini e imprevisti.

Parte della natura

intervista al filosofo Telmo Pievani

Abbiamo sempre avuto numerose idee sulla natura, tanto che nessuno farebbe scena muta se gli venisse chiesto di darne una definizione. Sappiamo, però, veramente che cos’è? Oggi, forse, è tempo di assumere un punto di vista diverso e acquisire una nuova consapevolezza nei confronti della natura.

Laboratorio

Tira un dado e ti dirò chi sono

a cura di Start

Se facciamo parte della natura, è vero anche che ne abbiamo una tutta nostra? Forse, in questo caso, la parola è la stessa, ma il significato è diverso. Ciò che è certo è che “dentro” ciascuno di noi c’è qualcosa di unico, che va esplorato, conosciuto e, se si vuole, raccontato. Questo laboratorio permette di farlo giocando.

Natura a teatro

teatrografia a cura di Umberto Angelini
curatore artistico del Triennale Teatro dell’Arte

Che ruolo può avere la natura a teatro? Può dare forma a una scenografia, ma essere essa stessa l’oggetto del racconto che si vuole far vivere sulla scena: protagonista, personaggio tra tanti, d’ispirazione alla sceneggiatura.

–Il teatro è il luogo fisico in cui vedere o interpretare uno spettacolo, ma è anche l’occasione in cui si intrecciano e prendono forma gli eventi che danno vita a una storia, in cui diversi attori entrano in relazione tra loro, con gli oggetti e con le scene come fossero un tutt’uno. La natura, che è dinamica, interconnessa in tutti i suoi elementi e capace di rispondere, reagire e improvvisare, è di per sé teatro. Lo è concettualmente, ma può esserlo anche come luogo fisico. Quando ciò accade, palcoscenico e platea si mescolano a paesaggi e materiali naturali, la nostra immaginazione circonda di natura le sue storie e ci si ricorda che anche noi siamo natura.

–La Terra è ricca di misteri e di dettagli affascinanti. Gli esseri umani ne sono sempre stati consapevoli e hanno via via elaborato risposte diverse per darsi risposte a qualcosa che sembrava incomprensibile. Hanno inventato miti, facendo della natura la loro principale fonte di ispirazione per tessere trame di racconti; hanno sviluppato uno sguardo scientifico, per potersi sempre più fidare delle loro affermazioni. In ogni caso, hanno guardato alla Terra con l’immaginazione di chi sa andare oltre, di chi non necessariamente inventa, ma scruta, indaga, cerca di capire e, soprattutto, si lascia stupire. E noi, guardandoci intorno, da che cosa rimaniamo colpiti?

–Noi esseri umani siamo natura. Oggi questa consapevolezza si sta facendo sempre più chiara e ci impone di recuperare quel legame smarrito e imprescindibile. Tuttavia, anche se diciamo di doverlo “ritrovare”, spesso non sappiamo da che parte guardare, come se, ormai, noi e la natura fossimo due realtà distinte, del tutto diverse e separate, tra cui una relazione non può che essere costruita artificiosamente. Basterebbe, però, guardarsi intorno, prendere spunto da mondi possibili perché reali: esempi tratti dal passato o da un presente spazialmente lontano, che ci mostrino che, oltre che essere natura, noi sappiamo anche ricordare che lo siamo.