Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.
Accampamenti musicali
Articolo a cura di Pino Pecorelli,
bassista e cofondatore dell’Orchestra di Piazza Vittorio
Sound Toys from Trash
Laboratorio a cura di Attila Faravelli
Tradizioni musicali
Playlist a cura della redazione di FarFarFare,
ispirata al racconto di Pino Pecorelli (Orchestra di Piazza Vittorio)
e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!
La scena di apertura di Footloose, noto film del 1984, non rivela i volti dei protagonisti, né mostra i luoghi che faranno da sfondo alla storia narrata: nei primi 2 minuti e 22 secondi della pellicola, ad avvicendarsi sullo schermo sono solo coppie di piedi, che, contenuti nelle calzature più diverse, saltano, si scatenano, scappano, insistono, esitano e si indispettiscono. A dare ritmo ai loro movimenti è la canzone che dà il titolo al musical, così decisiva nell’interpretazione di questi primi fotogrammi da convincerci che una sola parte del nostro corpo, isolata da tutto il resto, possa comunque ballare e decidere quale significato attribuire alla musica che, in qualche modo, percepisce.
Non si può evitare di notare, però, che lo spazio entro cui scalciano e strisciano quelle umane estremità sia molto ridotto e visibilmente insufficiente. Scalpitante, ogni duo dà l’impressione di essere una creatura rinchiusa in una gabbia o in un acquario, rassegnata o disperatamente insofferente all’idea di non poter evadere; obbediente o capricciosa di fronte alla sorte che le è capitata.
I fatti raccontati spiegheranno la ragione di quei passi imprigionati: il ballo, così come la stessa musica, sono banditi nel paese che fa da teatro alla vicenda e scatenano desideri proibiti, subito soffocati dall’impossibilità di vedersi realizzati.
Così, i piedi si dimenano, cercano una via di fuga, fiutano timidamente quel poco spazio vuoto che hanno intorno, per restare infine costretti tra le quattro mura di un’inquadratura.
Almeno, questa è una possibile interpretazione. Potrebbero essercene altre ed è certo che chi ignora lo sviluppo della storia, messo di fronte a quella prima scena, potrebbe tradurla nella forma di innumerevoli versioni. Per esempio, quello spazio limitato, anziché una bolla da scoppiare, potrebbe essere il punto di approdo al termine di un lungo viaggio: inaspettato, se si credeva di avere ancora molta strada da fare; tanto agognato e finalmente raggiunto, se era da tempo che abitava i propri sogni. E quella danza fatta di un disordinato sgambettare potrebbe raccontare l’incontenibile felicità di chi stenta ancora a credere di essere arrivato, così come l’impazienza e la curiosità di chi vuole conoscere il luogo che l’ha accolto; potrebbe essere causata da un corpo che non riesce a fare a meno di guardarsi intorno, da mani protese a raccogliere occasioni e da menti aperte, pronte a lasciarsi stupire.
In effetti, uno spazio piccolo non è sempre una prigione. A volte, è un luogo protetto, in cui si può riposare, o un angolo appartato, in cui si può pensare. Altre volte, poi, è un “la” da cui si prende la rincorsa e si ricerca; è un punto in cui ci si sofferma, ci si emoziona e in cui si arriva. È una tappa che mette pausa o fine a un viaggio per aprirne un altro che sia disposto ad esplorarla ballando a ritmo di musica.
Accampamenti musicali
Intervista a Pino Pecorelli,
bassista e cofondatore dell’Orchestra di Piazza Vittorio
Che cosa accade quando un viaggio si fa imprevedibile e porta in luoghi che mai si sarebbe pensato di raggiungere? In effetti, può succedere di tutto. Come trovare occasioni che offrano a quel viaggiatore la possibilità di creare bellezza e, così, diano forma alla sua nuova casa o alla fermata che, per un po’, gli offrirà riparo.
Sound Toys from Trash
laboratorio a cura di Attila Faravelli
Ripercorrendo la strada segnata da Arvind Gupta, inventore di giochi e divulgatore scientifico, questo laboratorio vuole conservarne le ragioni profonde e costruirne una nuova possibilità: che cosa significa costruire giocattoli sonori a partire dagli scarti e da ciò che già ci circonda?
Traduzioni musicali
Playlist a cura della redazione di FarFarFare,
ispirata al racconto di Pino Pecorelli (Orchestra di Piazza Vittorio)
Si dice che la musica sia un linguaggio universale, comprensibile a chiunque. Tuttavia, anche in questo mondo fatto di note, suoni e strumenti, le culture si fanno sentire a tal punto che a volte può essere interessante, oltre che necessaria, una speciale forma di traduzione.
Paese che vai, caffè che trovi. Quando si viaggia, si è preparati ad assaggiare le specialità del luogo, anche quelle che, trattando una materia prima di cui ci crediamo esperti in un modo per noi del tutto inedito, potrebbero stravolgere le nostre abitudini. In questi casi, chi è disposto a lasciarsi stupire senza cedere alla diffidenza?
È vero, a volte basta iniziare a creare bellezza perché si inneschi un processo virtuoso che sappia generarne sempre di più. Ziad Trabelsi, dell’Orchestra di Piazza Vittorio, ha infatti contribuito a dare vita ad ALMAR’À, la prima Orchestra di Donne Arabe e del Mediterraneo: la prova che, una volta intrapreso, un viaggio non si interrompe mai.
Nomade, etimologicamente, è colui che viaggia alla continua ricerca di cibo per il suo bestiame: cibo fatto di pascoli, capaci di dare nutrimento e vigore al corpo. C’è però chi pensa che altrettanto necessario sia soddisfare la fame della mente e che portare i libri in viaggio con sé sia il modo migliore per farlo. Così nasce la Camel Mobile Library, biblioteca nomade che raggiunge le popolazioni nomadi al confine con la Somalia.