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Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento. 

Un viaggio alla scoperta dell’urbanistica tattica

intervista all’architetto e designer  Michele Brunello

Si può giudicare il frutto dalla scorza?

laboratorio a cura dei Ludosofici

Enrico VI

bibliografia a cura di Agave Barone, della libreria MAMbo


e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!

Che cosa vi suggerisce la parola scorza? 

Potrà sembrare strano, ma, tra tante possibilità, a me ricorda un personaggio di un noto film d’animazione: Scorza è il nome della tartaruga che  Marlin e Dory incontrano per caso mentre sono alla ricerca del piccolo Nemo

Non mi ero mai chiesta perché si chiamasse così, né mi ero mai soffermata a pensarci. Poteva essere il risultato di una fedele traduzione dall’inglese, ma il nome originale è Crush, una parola che sta a indicare l’atto di fare a pezzi, di distruggere, forse di infrangere il flusso di corrente nel quale la gioiosa tartaruga è trascinata.

Perché allora in italiano si è deciso di chiamarla Scorza? Che cosa c’entra questo nome con il personaggio che lo porta?

Scorza, anche se creata dall’immaginazione, non è un frutto e non ha buccia. Non profuma di limone né di arancia. Eppure, tanto nella fantasia quanto nella realtà, la tartaruga una scorza ce l’ha: è il suo guscio. Il carapace che la avvolge è un’autentica corazza, un’armatura che difende chi la indossa, uno scudo che allontana il pericolo in arrivo e un nascondiglio in cui ci si rifugia per paura o per stanchezza. 

Forse tutti noi abbiamo una scorza che ci fa sentire protetti e resistenti. Alcune volte, magari, ne abusiamo, ma altre non potremmo rinunciarvi: corazzati, ci sentiamo coraggiosi e siamo pronti a lasciare la corrente.

Un viaggio alla scoperta
dell’urbanistica tattica

due chiacchiere con Michele Brunello

Che cos’è l’urbanistica tattica, di cui ultimamente si parla molto? Si tratta di un approccio fatto di diversi tipi di azioni, che permettono ai cittadini di riappropriarsi dello spazio pubblico, puntando a migliorarlo e a renderlo più utile e piacevole.

Si può giudicare il frutto dalla scorza?

Ludosofici

“L’apparenza inganna” è un modo di dire molto diffuso, ma per nulla banale. In qualche modo riassume bene il punto di vista di alcuni dei più famosi filosofi.

Enrico VI

Quale corazza è più forte d’un cuore immacolato?

Tre volte è armato chi ha una giusta causa…E un buon libro tra le mani!

L’urbanistica tattica può aiutare a immaginare e trasformare gli spazi anche a misura di bambino. Questa guida, scaricabile gratuitamente, è piena di esempi attuati sulle strade di città di tutto il mondo. Perché non far sì che i bambini facciano davvero proprio lo spazio che utilizzano, invitandoli a ripensare e riprogettare uno spazio che sentono vicino… magari anche semplicemente la via che percorrono tutti i giorni per recarsi a scuola!

Qualche volta la corazza ci costringe, se chi ci osserva non la attraversa, ma si ferma lì e imbastisce pregiudizi. Il nostro corpo, per esempio, rischia di diventare un’armatura che gli occhi degli altri non riescono a scalfire e, di conseguenza, una prigione per noi stessi. R.OSA è uno spettacolo che sfida il corpo ad andare oltre i propri limiti presunti, spiazzando se stesso e chi lo osserva. Come si impara a fare ciò che nessuno si aspetterebbe? Proviamo a improvvisare raccontando una storia conosciuta: la conclusione deve essere un colpo di scena del tutto inaspettato!

Ciò che appare non sempre coincide con ciò che c’è davvero: anche le ombre ce lo insegnano. A volte sono lo specchio naturale del nostro corpo in movimento, deformato a seconda della luce; altre volte assecondano la nostra fantasia e danno forma a creature che prendono vita e fanno compagnia. Succede anche in questo episodio della Pimpa di qualche anno fa… Perché non immaginare che anche in classe, come nella propria cameretta, si destini lo spazio di una parete a racconti di storie fatti di ombre?