Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.
Come sempre, lo faremo in compagnia di tante voci diverse. Questa volta, però, il tema era così particolare che abbiamo deciso di condividerne anche la regia: dal primo all’ultimo numero, coordineremo l’esplorazione in collaborazione con Slow News, primo progetto di slow journalism italiano, che di Informazione si intende davvero.
Per il vero per di qua!
articolo a cura di Andrea Coccia (Slow News)
Che cos’è un punto di vista?
laboratorio a cura dei Ludosofici
Così bello da essere vero
bibliografia a cura di Maicol&Mirco
e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!
Avete mai proposto alla Verità di giocare a nascondino?
La sua reazione è da sempre la stessa: non vuole farlo, perché a lei questo gioco non piace affatto.
Potete insistere quanto volete, ma come risultato avrete la solita spiegazione: «Un tempo, quando ancora erano soliti chiamarmi a-letheia, nessuno osava farmi simili proposte: era evidente che non mi sarei mai nascosta.»
La Verità sostiene che nessun nascondiglio sia adatto a lei. Ovunque si metta, è troppo ingombrante per scomparire del tutto, troppo eccentrica per non saltare all’occhio o troppo scomposta per essere invisibile da ogni angolazione. Non le piace essere scovata di soppiatto, né capisce cosa ci sia di bello nell’aver paura di essere scoperti. Soprattutto detesta stare ferma: rintanata a lungo nello stesso posto, si annoia e le vengono le formiche a mani e piedi.
Provate a proporle invece di giocare a ce l’hai. Al contrario di nascondino, questo gioco le piace moltissimo: adora essere rincorsa e sentire gridare a gran voce il suo nome. Scappa come un fulmine e acchiapparla è quasi impossibile. Qualche volta è capitato di riuscirci, ma la Verità ha sempre restituito il tocco e ha ricominciato a correre, ancora più lontano, lasciando a bocca aperta e senza fiato i suoi compagni di gioco. E poi ride, ride come una matta. Non perché si diverta a vedere tutti boccheggiare nel disperato tentativo di agguantarla, ma perché è felice. È contenta di tutto quel movimento, di tutto quell’impegno dichiarato nel reciproco raggiungersi; di una ricerca entusiasta e messa in pratica alla luce del sole.
Ecco, le piace la luce: quella del giorno, quella artificiale; quella che illumina una strada, una stanza o la superficie di una scrivania. Nel buio la Verità non si nasconde, ma piuttosto accende un fuoco e lo segue nel suo cambiare forma.
Per il vero per di qua!
a cura di Andrea Coccia (Slow News)
Come si fa a orientarsi nella giungla di informazioni in cui siamo immersi? Come si fa a capire di quali potersi fidare? Il percorso è intricato e insidioso ed è necessario un manuale di istruzioni: un verification handbook che si lasci consultare anche dai bambini!
Che cos’è un punto di vista?
a cura dei Ludosofici
Quante immagini può suggerire la forma di una nuvola? Quante storie possono nascere da una stessa fotografia? Più sono gli occhi, le sensibilità e i vissuti che osservano, più le prospettive si moltiplicano. E, come mostra questo laboratorio, la realtà si fa sempre più composita e complessa.
Così bello da essere vero
bibliografia a cura di Maicol&Mirco
Una bibliografia cucita intorno a verità da svelare e bugie da smascherare, ma, soprattutto, all’idea che, quando una storia è bella, non serve chiedersi se sia vera oppure no: ci si lascia trascinare, perché è così bella che non può che essere vera.
La molteplicità di punti di vista che compongono la complessità della realtà e che, sommati gli uni altri, si avvicinano alla verità non ha a che fare solo con la nostra capacità osservativa. Le sfaccettature possibili riguardano anche la nostra possibilità di raccontare: la stessa storia, narrata da voci diverse, accende i riflettori su elementi differenti, mette in luce stati d’animo e considerazioni che un’altra prospettiva avrebbe ignorato. E non c’è un punto di vista più vero di altri. Perché non provare a ricordare un’esperienza vissuta e raccontarla prima così come l’abbiamo vissuta e poi immedesimandosi negli altri attori, anche inanimati, che vi erano coinvolti?
Ci sono oggetti nati per offrire informazioni. I giornali sono quelli che vengono subito in mente, ma anche i foglietti illustrativi contenuti in tutti i medicinali hanno la stessa funzione. Eppure, a volte li chiamano anche bugiardini. Perché un oggetto deputato a spiegare dovrebbe essere equiparato a un piccolo bugiardo? Come può un foglietto illustrativo raccontare bugie, per quanto piccole? Insomma, da dove e da cosa deriva il nome bugiardino? L’Accademia della Crusca, esperta nei viaggi all’origine delle parole, prova a rispondere a questa domanda, mostrandoci ancora una volta che, spesso, la verità si nasconde nella storia dei nomi.
La verità, siamo tutti d’accordo, ha un’acerrima nemica: la bugia. Tuttavia, se rispetto alla prima siamo disposti a riconoscere che si tratti di qualcosa di complesso, nei confronti della bugia siamo più frettolosi e la definiamo semplicemente come ciò che non dice la verità e che, pertanto, va condannata. Ma siamo sicuri che la questione si possa liquidare così? Bugie bianche, bugie necessarie, omissioni o finzioni… Anche ciò che avviene sul palco di un teatro, in fondo, può essere considerato una bugia. In questo articolo di Vicesi analizza il mondo delle bugie e si scopre che non è proprio tutto da buttare. Non ce ne renderemmo conto noi stessi, ripensando a tutte le volte che, anche senza rendercene conto, ne abbiamo raccontata una?