Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.
Tutta un’altra storia
intervista a Rutger Bregman
Bellezza salvaGente
laboratorio a cura dei Ludosofici
Librarsi…
bibliografia a cura della Rete Bibliotecaria Bergamasca
Ri-Alzate la voce!
laboratorio a cura dei Ludosofici
podcast a cura di Alessandra Trevisan – Le Ortique
e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!
Rialzarsi è un modo di tirarsi su. Fisicamente.
Ci si rialza quando, dopo essere caduti, si fa leva su gambe e braccia per tornare ad assumere la posizione eretta che ci contraddistingue in quanto esseri umani: faticosamente, e non senza imbarazzo, si cerca di districare l’informe groviglio di arti spalmato sul suolo e, goffamente, ci si tira su. In casi come questo si spera di non dare nell’occhio: si baratta volentieri la necessità di cavarsela da soli con la rassicurazione di passare inosservati; solo gli animi umili, autoironici e solari accolgono le offerte di soccorso senza esitazione.
Rialzarsi è un modo di tirarsi su. Di morale.
Se qualcosa è andato storto e ci si sente giù di corda, non sempre il nostro corpo traduce sotto forma di postura la pesantezza di questa sensazione. È possibile che si ripieghi su se stesso o che a farlo siano solo alcune parti incapaci di mentire, ma accade anche che, nel sentirsi abbattuti o poco all’altezza, la sua sembianza dica l’esatto contrario e appaia dritta e fiera, quasi spavalda. L’intenzione è, ancora una volta, quella di nascondersi, anche se, si sa, in casi come questi è quasi impossibile farcela da soli.
Come si fa, allora, a tirarsi su? Non sono richiesti sforzi muscolari né risultano utili appigli cui aggrapparsi con le mani o con i denti, perché è un altro il tipo di sostegno necessario. Più astratto, eppure solido e corposo. Si pensi alla densa leggerezza di un racconto che, fatto solo di parole e di figure immaginate, sa raccogliere lo sguardo e portarlo ad altezze vertiginose affinché la realtà si mostri nuova, imprevista e inimmaginata. Si pensi all’evanescenza di un sogno, che sa trascinare per ogni dove, forte come il braccio di una gru. Si pensi al bello che cattura i sensi – gli occhi, l’udito, il naso o il gusto –, così nobile e potente da elevare e liberare e al contempo così introvabile e discreto, nel suo rifugiarsi a metà strada tra noi e il mondo. Si pensi a una risata condivisa, a uno sguardo di intesa e alla serenità che si prova nel sentirsi compresi: si tocca, si afferra questa forza? No, eppure sa sollevare pesi enormi.
Rialzarsi è un modo di tirarci su: di spiccare il volo unendosi a uno stormo che canta storie e sogna in grande, puntando dritto al sole.
E di tirare, così, un sospiro di sollievo.
Tutta un’altra storia
intervista a Rutger Bregman
E se a buttarci giù fosse la narrazione che offriamo di noi stessi? Se non fosse che un certo modo di dipingerci a portare noi umani a crederci egoisti e a comportarci come tali, non basterebbe affidarci a un altro tipo di racconto per cambiare il mondo e renderlo migliore?
Bellezza salvaGente
a cura dei Ludosofici
Che cos’è la bellezza? Quante sono le sue forme? È una o sono tante? È assoluta o relativa? Ciò che è certo è che la bellezza porta sempre con sé qualcosa di buono, al punto che, forse, può salvare il mondo e chi lo abita. Vale la pena dedicarle un po’ del nostro tempo!
Librarsi…
bibliografia a cura della Rete Bibliotecaria Bergamasca
Dove porta la lettura di un libro? Di per sé è sufficiente a spiccare il volo e viaggiare in totale libertà. Innalza i pensieri, regala prospettive e ispira nuovi modi di agire. Ri-alza le aspettative.
Ri-Alzate la voce!
laboratorio a cura dei Ludosofici
podcast a cura di Alessandra Trevisan – Le Ortique
Le Ortique ridà voce alle artiste dimenticate o poco conosciute. Ha regalato a FarFarFare quattro racconti di quattro donne, che si potranno ascoltare e leggere numero dopo numero nel corso di questa newsletter dedicata al tema “Rialzarsi”. Perché, però, non seguirne l’esempio? Oggi Le Ortique ci presenta Goliarda Sapienza. E noi? C’è un’artista nascosta nelle nostre case o nei nostri ricordi a cui potremmo ridare la voce?
Il bello esiste in ciò che noi umani produciamo e in ciò che la natura ci regala. Non c’è fine alla bellezza che possiamo creare con le nostre mani e la nostra immaginazione, ma che dire di quella di cui ci sembra di essere solo ammirati spettatori?
In questo racconto visivo spiazzante, Pascal Shelbli figura un emblematico mondo marino in cui la bellezza originaria ha saputo resistere e rinnovarsi, facendo propria la plastica che si è via via ritrovata a ospitare. Eppure, la domanda resta: a chi spetta reagire? Chi deve compiere la prima mossa e sapersi rialzare dopo una caduta che, apparentemente rovinosa, potrebbe ancora essere trasformata in un incidente di percorso?
Se decidiamo di prendere sul serio l’invito ad affidarci a nuove storie per avere di noi un’immagine diversa, più positiva e incoraggiante, così da essere in grado di intraprendere nuove direzioni e cambiare il mondo, possiamo cominciare da alcuni albi illustrati. Vengono in mente almeno due titoli (Gli Intrusi di Alfredo Soderguit e Bilù di Alexis Deacon), pubblicati in Italia di recente, che suggeriscono di guardare alle nuove generazioni, portavoci del più auspicabile e al contempo naturale atteggiamento da adottare. L’intento non è quello di lasciare che siano loro, i più giovani, a farsi carico di un radicale cambiamento, ma di trarne ispirazione, prendendoli a esempio. Del resto, come mostra Non stop, l’ultimo albo di Tomi Ungerer, presentato in questo articolo di DoppioZero, da un mondo in macerie si fugge insieme, grandi e piccoli, animati dall’idea di andare avanti, sempre.
Questo tema ha visto nascere una nuova categoria di contenuti, inaugurando i podcast di FarFarFare. Come sempre, però, vorremmo che ogni nostra proposta sappia scatenare una vostra reazione: per questo alla registrazione di una delle nostre voci sarebbe bello rispondesse l’eco della voce dei bambini che raccontano le storie ritrovate tra le radici della loro famiglia. La voce, però, va sempre allenata ed ecco perché ci permettiamo di suggerirvi questo simpatico strumento, che, è vero, mira a formare cantanti operistici e non semplici lettori. Del resto, non si è detto che non c’è limite all’altezza verso cui si può puntare?