Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.
I suoni della città (e dei suoi cittadini)
articolo su Tony Schwartz
Atmosfere cittadine
laboratorio a cura di Silvia Neri
Città in musica
playlist a cura di Danilo Faravelli
e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!
Da bambina mi decisi a intraprendere lo studio del violino. Fu un’esperienza che non durò a lungo, ma nel corso della quale feci in tempo a subire la fascinazione di uno strumento tanto insidioso quanto accattivante: le mani che corrono sulla tastiera e che muovono l’archetto possono dare vita a insopportabili stridori, ma, quando l’inesperienza cede il passo alla maestria, ecco che il violino sa riprodurre in suono l’eleganza che gli è propria anche nella forma.
C’è una città capace di creare la possibilità di una simile perfezione musicale grazie al sapere artigianale che la rende famosa in tutto il mondo: è Cremona, con le sue storiche famiglie e botteghe di liutai. La visitai subito dopo essermi avvicinata allo strumento, che ancora guardavo con timida e meravigliata devozione, e fu allora che capii che alcune città sono essenzialmente musicali.
Mi sembrava una definizione da riservare a poche fortunate elette, ma, ripensandoci, non credo più che sia così.
Se per musica intendiamo quell’arte fatta di compositori, composizioni, saperi artigianali, balli popolari, allora sì, forse ci sono città più musicali di altre. Se però consideriamo la capacità di rendere percepibile un’immagine o un’idea tramite impressioni che colpiscano l’udito, allora ogni città può dirsi a suo modo musicale.
Quale città, quale contesto urbano, non è riconoscibile dalle sue sonorità?
I suoni della città (e dei suoi cittadini)
Tony Schwartz è stato catturato dal mondo dei suoni quando era un ragazzo e da allora non ha mai smesso di indagarlo. Tra le sue ricerche non poteva mancare l’esplorazione dei suoni tipici di una città e di alcuni suoi cittadini: i bambini.
Atmosfere cittadine
a cura di Silvia Neri
I suoni che caratterizzano il contesto urbano determinano importanti differenze tra le varie città. Ma l’atmosfera sonora in cui ci ritroviamo immersi influenza i nostri pensieri? Ciò che diciamo e il modo in cui lo pronunciamo varia a seconda del mondo sonoro che ci avvolge?
Per scoprirlo, ecco un laboratorio fatto di voce e di ascolto.
Città in musica
Può la musica raccontare una città? Può farlo quando una città ha uno strumento che la contraddistingue, un celebre compositore cui ha dato i natali, un ballo tipico che è possibile osservare solo lì… Oppure quando si rende omaggio a una città, a un pezzo della sua storia, o si cerca di tradurla, così com’è, su un pentagramma.
Che cosa dà suono a una città? Se chiudiamo gli occhi e cerchiamo di ricreare nella nostra mente il mondo sonoro che avvolge un contesto urbano, è probabile che finiremmo per trascurare dettagli importanti: perché non arricchire la nostra memoria uditiva esplorando la città in cui ci troviamo aguzzando consapevolmente le orecchie, andando a caccia dei suoni e dei rumori più impercettibili o apparentemente troppo banali per essere notati e registrati?
È vero, le città sono fatte di suoni e rumori, non di musica. Può capitare che ci sia la musica di strada ad arricchire le sonorità di un contesto urbano, ma il più delle volte il rapporto tra la città e la musica è quello di una traduzione emozionale, di un omaggio o, più in generale, di un atto creativo. In tutto il mondo l’UNESCO ha individuato in queste città una particolare creatività musicale… Forse, però, anche la nostra città nasconde un legame con la musica, che si è perso col passare degli anni o che si cela dietro piccoli dettagli: perchè non indagarlo?
Nel 1984 John Cage è a Torino e Ivrea per un festival a lui dedicato. In quest’occasione visita alcune scuole, incontrando insegnanti e bambini e sperimentando con loro nuove pratiche di didattica dell’ascolto. Qual è il legame tra musica, suoni e rumori? È corretto ritenere gli ultimi indegni del nostro ascolto? No, sostiene John Cage. No, perché una società che vive in città che ne sono ricche non può permettersi di ignorarli identificandoli esclusivamente come elementi di fastidio.
Oltre che di suoni, una città è fatta anche di odori. Di questi, a meno che non siano così intensi da penetrare il nostro naso, non ci accorgiamo quasi per nulla; e il più delle volte, quando li notiamo, è per denunciarne il valore negativo, l’essere sintomo di un forte inquinamento. Eppure, ogni città ha i suoi profumi, i suoi aromi e, perché no, anche le sue puzze. Questo articolo ci esorta a esplorare le nostre città anche dal punto di vista olfattivo, rivelando il progetto da cui ha tratto ispirazione e da cui potremmo prendere spunto anche noi: perché non rappresentare la nostra città in una mappa che racconti gli odori che la compongono?