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Nomadismo

Settembre non è solo un nuovo inizio, ma anche il momento del ritorno: è una chiamata alle nostre più consolidate abitudini, a una libertà che pare nuovamente ridimensionata e, se è capitato di viaggiare anche con il corpo, ai luoghi che siamo soliti abitare. A settembre si torna a casa, in tutti i sensi. 

In parte, è proprio questa ambivalenza che tiene insieme ritorno e novità, familiarità e sorpresa, casa ed elettrizzata insicurezza a suggerire il tema a cui ci dedicheremo e che, di primo acchito, non sembra riguardarci da vicino.

La maggior parte di noi non rinuncerebbe mai alla sua Itaca: fatto salvo per coraggiosi insofferenti, l’idea di avere un luogo di riferimento da cui potersi liberare, ma a cui fare ritorno, un punto fermo in cui annoiarsi, ma che ci tranquillizza è imprescindibile. Ecco perché possiamo essere viaggiatori avventurosi, insaziabili, intrepidi e curiosi, ma difficilmente saremo veri e propri nomadi. Questa condizione prevede continui spostamenti punteggiati qua e là da soste scalpitanti, in cui l’intenzione di ripartire soffoca la possibilità di stabilirsi.

Eppure, forse, a volte, sopravvalutiamo la nostra sedentarietà. Anche laddove assumessimo la posizione più immobile per eccellenza e ci rannicchiassimo sul divano nel soggiorno della nostra casa, non cominceremmo immediatamente a spostarci col pensiero verso un altrove suggerito o dipinto da noi?

Per quanto stabili, non sappiamo stare fermi. Ecco perché, in fondo, siamo nomadi anche noi: nomadi che mettono radici assicurandosi che siano elastiche e distribuite in una fetta di terreno così ampia da non coprire mai un luogo solo. Nomadi che fanno ritorno, senza, al contempo, rinunciare a viaggiare. Nomadi che tornano a casa, domandandosi quali sorprese, questa volta, essa avrà in serbo per loro.