![](https://farfarfare.it/wp-content/uploads/2021/01/2-newa-1024x356.png)
Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.
![](https://farfarfare.it/wp-content/uploads/2021/01/sep2.png)
![](https://farfarfare.it/wp-content/uploads/2021/01/iqn-3.png)
Non-Centro
intervista a Chiara Valerio a cura di Pietro Corraini
Le linee sono confini?
laboratorio a cura di Pietro Corraini
Mettiamola così
Playlist a cura di Pierluigi Ledda,
Archivio Storico Ricordi
e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!
![](https://farfarfare.it/wp-content/uploads/2021/01/sep2.png)
Come molte parole, anche politica ha una famiglia. Risalendo alle sue origini, scopriamo che i suoi parenti più stretti sono la polis e i polites, termini che allora indicavano rispettivamente la città e i cittadini. E anche se per noi oggi la città non è più la sola comunità cui si rivolge la prassi politica, non vediamo ragione di tagliare il legame che la unisce ai cittadini da cui e per i quali è nata.
Certo, a volte la nostra percezione ci presenta la politica come un’arte lontanissima, a tratti inconsistente, capace tutt’al più di farci innervosire e non certo di venirci incontro o, men che meno, di ascoltarci. Abbiamo la sensazione che la politica, con noi cittadini, abbia davvero ben poco a che fare, tanto che capita che ci si chieda: ma io, con lei, che cosa c’entro?, e che, con un’alzata di spalle, ci si volti dall’altra parte.
Questo sentimento, un misto di rabbia e scoraggiamento, non è nuovo dei nostri tempi. Al contrario, è probabilmente sorto insieme alla stessa politica, che abbiamo dall’inizio investito di enormi aspettative, assegnandole il compito di rendere migliore, se non perfetta, la vita delle nostre comunità.
![](https://farfarfare.it/wp-content/uploads/2021/01/Intro-800-1.png)
Anche Platone, nella VII Lettera, ammette di aver provato una delusione così forte da aver pensato più volte di rinunciare per sempre a un suo coinvolgimento politico, cui pure teneva moltissimo. Quando, però, l’amico Dione lo implorò di partire per fare dono delle sue parole a Dionigi, futuro tiranno di Siracusa, non riuscì a dire di no: «Bastava persuadere un uomo solo, e avrei compiuto tutto il bene possibile. […] v’andai […] per un senso di vergogna che provavo, soprattutto al pensiero d’esser soltanto un facitor di parole […]».
Ma io, che cosa c’entro? Io c’entro sempre. Non importa quale professione svolga, quali siano i miei interessi, quanto sia indignato o scoraggiato. C’è sempre qualcosa che posso fare, perché sono un cittadino. Un gesto, una parola, un numero, un pensiero: tutto è politico, tutto importa e tutto c’entra.
![](https://farfarfare.it/wp-content/uploads/2021/01/inter-2.png)
![](https://farfarfare.it/wp-content/uploads/2021/01/Intervista-800-1.png)
Non-Centro
Che cosa c’entra la matematica con la politica? Uno sguardo più attento di quello che i luoghi comuni ci suggeriscono vedrebbe che le due discipline hanno moltissimi punti in comune. L’intervista a Chiara Valerio, autrice di La matematica è politica, ci porta ad aguzzare la vista.
![](https://farfarfare.it/wp-content/uploads/2021/01/Playlist-800.png)
Mettiamola così
a cura di Pierluigi Ledda, Archivio Storico Ricordi
La musica è un linguaggio e, come tale, veicola un messaggio, che sa essere politico senza essere un esplicito slogan. La musica è politica anche e soprattutto quando si fa espressione onesta e visionaria delle istanze del suo tempo e questa playlist ne è un esempio.
![](https://farfarfare.it/wp-content/uploads/2021/01/megafono.gif)
![](https://farfarfare.it/wp-content/uploads/2021/01/acc-2.png)
Si dice spesso, e a ragione, che la musica di insieme sia un piccolo esempio virtuoso della collaborazione e della reciproca attenzione che dovremmo aspettarci in una sana società democratica. La Banda Rulli Frulli, scegliendo di ricorrere alle sole percussioni, porta all’estremo questa idea, dimostrando che grazie alla musica è possibile realizzare anche un altro valore che dovrebbe essere fondamento delle nostre comunità: la totale inclusione, l’apertura accogliente verso i nuovi arrivati, la loro integrazione. Anche le classi scolastiche sono una buona palestra per la nostra società: perché non prendere spunto dalla scelta della Banda e immaginare strumenti che consentano l’inclusione di ogni singolo partecipante, anche di un nuovo arrivato?
La storia insegna, si dice: anche se racconta di eventi passati, conoscerla può aiutarci ad agire nel presente. Nei podcast a cura di Massimo Temporelli, di cui qui, in particolare, vi riportiamo una puntata dedicata al celebre scienziato Albert Einstein, si è deciso di ricordare storie di innovatori e innovazioni: personaggi ed episodi che hanno portato nel presente di allora ventate di aria fresca e rinnovata libertà. Perché non domandare ai bambini e ai ragazzi se si siano già sentiti testimoni di novità che ci hanno reso più liberi e, se sì, in quale occasione? E perché non invitarli a immaginarsi a loro volta innovatori e, per questo, pacifici rivoluzionari?
Quante volte, guardando un edificio scolastico, ci indigniamo per la sua bruttezza, dichiarandolo, spesso e volentieri, simile a una prigione? Questa domanda porta con sé l’assunto secondo il quale la scuola merita bellezza e un edificio carcerario no. Eppure, in entrambi i casi si tratta di spazi che influenzano enormemente l’educazione (e la ri-educazione) dei cittadini che li abitano. Proviamo a interrogarci, insieme ai bambini e ai ragazzi, su quale sia il ruolo della bellezza in una comunità politica, se ci siano luoghi e spazi che la meritano di più o se questo sia solo un luogo comune da scardinare. Andiamo con loro a vedere come sono fatti i luoghi della città, provando a capire, come suggerisce questo gioco (che tutti possono arricchire con le proprie fotografie), quali caratteristiche ci inducono, o dovrebbero indurci, a pensare che si tratti di un edificio piuttosto che un altro.