Vai al contenuto

Ciao! Questa è FarFarFare, la newsletter che ogni mese sceglie un tema e di settimana in settimana lo esplora attraverso laboratori, attività e tanti materiali che potrai usare a tuo piacimento.

Non-Centro

intervista a Chiara Valerio a cura di Pietro Corraini

Le linee sono confini?

laboratorio a cura di Pietro Corraini

Mettiamola così

Playlist a cura di Pierluigi Ledda, 
Archivio Storico Ricordi

e un po’ di cose curiose che abbiamo selezionato su internet!

Come molte parole, anche politica ha una famiglia. Risalendo alle sue origini, scopriamo che i suoi parenti più stretti sono la polis e i polites, termini che allora indicavano rispettivamente la città e i cittadini. E anche se per noi oggi la città non è più la sola comunità cui si rivolge la prassi politica, non vediamo ragione di tagliare il legame che la unisce ai cittadini da cui e per i quali è nata.

Certo, a volte la nostra percezione ci presenta la politica come un’arte lontanissima, a tratti inconsistente, capace tutt’al più di farci innervosire e non certo di venirci incontro o, men che meno, di ascoltarci. Abbiamo la sensazione che la politica, con noi cittadini, abbia davvero ben poco a che fare, tanto che capita che ci si chieda: ma io, con lei, che cosa c’entro?, e che, con un’alzata di spalle, ci si volti dall’altra parte.

Questo sentimento, un misto di rabbia e scoraggiamento, non è nuovo dei nostri tempi. Al contrario, è probabilmente sorto insieme alla stessa politica, che abbiamo dall’inizio investito di enormi aspettative, assegnandole il compito di rendere migliore, se non perfetta, la vita delle nostre comunità.

Anche Platone, nella VII Lettera, ammette di aver provato una delusione così forte da aver pensato più volte di rinunciare per sempre a un suo coinvolgimento politico, cui pure teneva moltissimo. Quando, però, l’amico Dione lo implorò di partire per fare dono delle sue parole a Dionigi, futuro tiranno di Siracusa, non riuscì a dire di no: «Bastava persuadere un uomo solo, e avrei compiuto tutto il bene possibile. […] v’andai […] per un senso di vergogna che provavo, soprattutto al pensiero d’esser soltanto un facitor di parole […]».

Ma io, che cosa c’entro? Io c’entro sempre. Non importa quale professione svolga, quali siano i miei interessi, quanto sia indignato o scoraggiato. C’è sempre qualcosa che posso fare, perché sono un cittadino. Un gesto, una parola, un numero, un pensiero: tutto è politico, tutto importa e tutto c’entra.


Non-Centro

Che cosa c’entra la matematica con la politica? Uno sguardo più attento di quello che i luoghi comuni ci suggeriscono vedrebbe che le due discipline hanno moltissimi punti in comune. L’intervista a Chiara Valerio, autrice di La matematica è politica, ci porta ad aguzzare la vista.

Le linee sono confini?

a cura di Pietro Corraini

In questo laboratorio si infrangono regole o, meglio, si mettono in discussione per trovare nuove possibilità. Perché, in fondo, chi l’ha detto che sia sbagliato uscire dai margini e ignorare i contorni?

Mettiamola così

a cura di Pierluigi Ledda, Archivio Storico Ricordi

La musica è un linguaggio e, come tale, veicola un messaggio, che sa essere politico senza essere un esplicito slogan. La musica è politica anche e soprattutto quando si fa espressione onesta e visionaria delle istanze del suo tempo e questa playlist ne è un esempio.

Si dice spesso, e a ragione, che la musica di insieme sia un piccolo esempio virtuoso della collaborazione e della reciproca attenzione che dovremmo aspettarci in una sana società democratica. La Banda Rulli Frulliscegliendo di ricorrere alle sole percussioni, porta all’estremo questa idea, dimostrando che grazie alla musica è possibile realizzare anche un altro valore che dovrebbe essere fondamento delle nostre comunità: la totale inclusione, l’apertura accogliente verso i nuovi arrivati, la loro integrazione. Anche le classi scolastiche sono una buona palestra per la nostra società: perché non prendere spunto dalla scelta della Banda e immaginare strumenti che consentano l’inclusione di ogni singolo partecipante, anche di un nuovo arrivato?

La storia insegna, si dice: anche se racconta di eventi passati, conoscerla può aiutarci ad agire nel presente. Nei podcast a cura di Massimo Temporelli, di cui qui, in particolare, vi riportiamo una puntata dedicata al celebre scienziato Albert Einsteinsi è deciso di ricordare storie di innovatori e innovazioni: personaggi ed episodi che hanno portato nel presente di allora ventate di aria fresca e rinnovata libertà. Perché non domandare ai bambini e ai ragazzi se si siano già sentiti testimoni di novità che ci hanno reso più liberi e, se sì, in quale occasione? E perché non invitarli a immaginarsi a loro volta innovatori e, per questo, pacifici rivoluzionari?

Quante volte, guardando un edificio scolastico, ci indigniamo per la sua bruttezza, dichiarandolo, spesso e volentieri, simile a una prigione? Questa domanda porta con sé l’assunto secondo il quale la scuola merita bellezza e un edificio carcerario no. Eppure, in entrambi i casi si tratta di spazi che influenzano enormemente l’educazione (e la ri-educazione) dei cittadini che li abitano. Proviamo a interrogarci, insieme ai bambini e ai ragazzi, su quale sia il ruolo della bellezza in una comunità politica, se ci siano luoghi e spazi che la meritano di più o se questo sia solo un luogo comune da scardinare. Andiamo con loro a vedere come sono fatti i luoghi della città, provando a capire, come suggerisce questo gioco (che tutti possono arricchire con le proprie fotografie), quali caratteristiche ci inducono, o dovrebbero indurci, a pensare che si tratti di un edificio piuttosto che un altro.